Il 17 ottobre abbiamo concluso la vendemmia 2017, una di quelle da ricordare.
A tal proposito inizio raccontando una storia personale, che forse servirà ad inquadrare meglio l’annata.
In tanti anni, dal 1991, non ero mai mancato il primo giorno di vendemmia .
Avevo quest’anno un importante viaggio programmato sul mercato americano con partenza il 30 luglio e rientro il 4 agosto. A luglio avevamo continuato a osservare le vigne, in quel mese che è sempre cruciale per la qualità e per la strategia dell’imminente vendemmia, e secondo le nostre previsioni sarei potuto rientrare il 4 agosto, fare qualche giorno di vacanza e iniziare la raccolta tra il 10 ed il 15 agosto.
Invece una vera e propria “Vampa di Agosto”, come quella del romanzo di Camilleri, ha cambiato tutti i nostri programmi e la vendemmia è iniziata proprio il 4, mentre tornavo: le prime uve raccolte, le ho viste in foto dall’aeroporto.
Questo per dire che la vendemmia 2017 era preparata alla perfezione: la Sicilia non aveva avuto quei problemi di freddi primaverili con gelate, c’era stato un basso apporto di piogge ma niente di particolare. Fino a luglio la vigna era in perfetto stato sanitario, solo con un leggero calo della produzione attorno al 10%, proprio dell’annata.
Poi la Sicilia “ha fatto la Sicilia” e un periodo prolungato di caldo nella prime tre settimane di agosto ha riscritto la storia di questa vendemmia – seppure non in modo omogeneo – come una vendemmia con un grande calo produttivo, che si è attestato attorno al 25%. Niente di apocalittico, come alcuni media hanno invece scritto, ma cose che chi fa l’agricoltore conosce bene.
Dopo un agosto eccezionalmente caldo, le condizioni meteorologiche sono cambiate. A settembre e ottobre piogge e temperature ideali hanno cambiato il destino delle uve e delle zone ancora da vendemmiare.
Il calo produttivo ha quindi una duplice origine. Schematicamente, per il 10% è relativa alle fisiologiche caratteristiche dell’annata, anche prima dell’ondata di caldo, e per il successivo 15% ai fenomeni di riduzione di peso e del cosiddetto “shriveling”, derivanti dal caldo prolungato (diverso nelle varie zone dell’Isola), che ci ha costretti ad una selezione ulteriore in fase di vendemmia e di ricezione delle uve.
Questa è in ogni caso una generalizzazione – chi è viticoltore sa che varietà per varietà, parcella per parcella, le cose mutano – ma che crediamo dia una fotografia abbastanza puntuale della vendemmia ad ovest. Quello che ci teniamo a comunicare e che le uve entrate nelle cantine sono di qualità ottima, certamente in uno stile di vendemmia muscolare.
Ma se questo racconto vale per la Sicilia occidentale e in parte per il sud est, del tutto diverso è lo scenario a nord est dove anche questa volta la Sicilia “ha fatto la Sicilia” nel senso di mostrare le enormi diversità del piccolo continente viticolo siciliano, regalando una vendemmia eccellente sull’Etna e indimenticabile a Capo Milazzo.
Storie quindi del tutto diverse quest’anno in Sicilia. Una vendemmia che va letta bene e interpretata nei diversi territori. E un racconto che cambia: prima la “Vampa d’agosto”, poi un settembre e un ottobre veramente ideali.
Noi ora chiudiamo queste pagine, sempre belle e importanti per la nostra formazione e per la nostra storia, e con lo stoicismo tipico dell’agricoltore ci rimbocchiamo le maniche e attendiamo la prossima vendemmia: tra 10 mesi si ricomincia con storie nuove da vivere e da raccontare.
Alessio Planeta
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ANALISI PER TERRITORIO
Legenda: le stelle incrociano qualità e quantità; la percentuale si riferisce alla produzione media dell’ultimo triennio a parità di superfici.
Menfi ☆ ☆ ☆
La vendemmia era ben preparata grazie ad una primavera fresca, delle piogge non abbondanti (più o meno 500 mm con un’ultima pioggia nei primi di aprile) ma ben cadenzate. L’invaiatura è stata in leggero ritardo, ma l’estate sino a fine luglio è stata molto favorevole. Nei primi di agosto l’anticiclone africano ha portato in alto le temperature per circa 3 settimane senza tregua. E la Sicilia sud occidentale è stata proprio la zona che ha subito di più il caldo, che era più intenso ad ovest che ad est. È stata quindi necessaria una accelerazione della prima parte della vendemmia e una particolare attenzione alla raccolta: le uve in casa sono state poche, ma buone. Alcune varietà hanno tratto giovamento, per le loro caratteristiche intrinseche, da queste condizioni (in particolare Grecanico, Grillo e Syrah), mentre altre hanno necessitato di una più intensa selezione ed una accelerazione della raccolta (Chardonnay, Nero d’Avola). La seconda parte della vendemmia, dal 20 agosto in poi, ha visto un andamento climatico molto migliore e pressoché ideale che ci ha fatto recuperare qualità e rallentare la raccolta dei rossi, consentendo una più lineare maturazione. Quindi a Menfi vini più muscolari ma senza eccessi, bianchi più rotondi e rossi intensi.
Vittoria ☆ ☆ ☆ ☆
La zona di Vittoria ha avuto una vendemmia decisamente soddisfacente sul fronte qualitativo, pur con una produzione in calo del 20%. Un’annata con poche piogge – la seconda di seguito – che ci ha dato vini più concentrati nel frutto e nel tannino. Un andamento climatico non diverso rispetto a Menfi, forse con una maggiore siccità primaverile ed un minore eccesso termico in vendemmia. L’irrigazione di soccorso qui è stata cruciale e decisiva per proteggere le ultime fasi della maturazione. Grandi colori e vini più ricchi della norma anche dal punto di vista della struttura, con la consueta cifra aromatica tipica di Vittoria.
Noto ☆ ☆ ☆ ☆
Anche qui annata più povera di piogge che calda. In realtà è stata calda nella norma, cosa che ha inciso di più sulla quantità. Così i vini ottenuti sono ricchi e intensi. Cruciale come a Vittoria è stata la gestione delle irrigazioni. Il calo produttivo è tutto da imputare alle poche piogge ed ad una maturazione lenta che ha inciso sul peso dell’uva. In compenso abbondano struttura e colore nei rossi. Il Moscato di Noto, vendemmiato in buon anticipo, ha conservato le sue peculiari caratteristiche di aromaticità.
Etna ☆ ☆ ☆ ☆ ☆
Il clima pur non convenzionale del 2017 ha determinato sull’Etna una “supervendemmia”. Manca un po’ di uva (forse il 10%), ma la qualità è eccellente. Le uve dell’Etna hanno maturazioni molto tardive e quindi i caldi – peraltro attenuati di molto dall’altitudine – sono arrivati nella fase iniziale della maturazione. La pianta ha rallentato le sue funzioni e, quando a metà settembre sono arrivate le piogge abbondanti, ha completato la sua maturazione. Dopo le piogge il tempo è volto al bello e la vendemmia si è conclusa alla perfezione. Uve sane, maturazioni complete. La vendemmia del Nerello sull’Etna è la migliore per Planeta e i bianchi non sono da meno della pur magnifica vendemmia 2016.
Capo Milazzo ☆ ☆ ☆ ☆ ☆ +
Del tutto diversa la vendemmia 2017 in area Mamertino. Un’annata eccezionale da tutti i punti di vista. Il 20 luglio una pioggia di ben 37 mm ha cambiato la vendemmia. L’area di Milazzo in generale, in generale ben vigorosa e produttiva, si è giovata di molto di questa minore carica produttiva di partenza e non ha subito, grazie all’importante pioggia, stress eccessivi: anzi ha spinto al meglio la maturazione delle uve. Le vigne non hanno subito alcun stress idrico e la posizione sul mare ha mitigato i caldi di agosto. I risultati sono davvero straordinari. Nocera e Nero d’Avola in maturazione perfetta. Ci aspettiamo grandissime cose.
Menfi, ottobre 2017