Con la prima bottiglia di Mamertino 2015, che presentiamo al Vinitaly 2017, si chiude il cerchio del progetto di Capo Milazzo e quello del nostro viaggio in Sicilia.
Quando siamo arrivati su questa punta, a nord est, abbiamo capito subito che dopo Menfi, Vittoria, Noto e l’Etna, sarebbe stato questo il luogo giusto per concludere il viaggio, realizzando il desiderio di rappresentare i vini dell’Isola in tutti i suoi territori.
Questa splendida penisola nell’isola è dedicata alla viticoltura sin dal tempo dei Romani, che proprio qui – guidati da Gaio Duilio – conseguirono nel 260 a.C. la loro prima vittoria contro la flotta di Cartagine. Ed è proprio dal popolo dei Mamertini, tra i protagonisti dello scoppio della prima guerra punica, che eredita il nome questo vino antichissimo, che persino Giulio Cesare amava al punto da averlo scelto per il banchetto del suo terzo consolato e che Plino pose al quarto posto della sua classifica, su 195 vini.
Produrre questo vino così prezioso, contribuendo a valorizzare la piccolissima Doc che lo tutela, rappresenta per noi la realizzazione di un sogno.
A Capo Milazzo abbiamo dato vita ad un progetto di viticoltura sostenibile non solo dal punto di vista della coltivazione e della produzione, ma più in generale dal punto di vista ambientale, sociale, economico.
Grazie alla collaborazione con la Fondazione Lucifero, proprietaria di queste terre magnifiche e ricche di storia, i nostri vigneti crescono in un altopiano sospeso sullo specchio d’acqua che bagna le Eolie, esattamente tra la montagna e il mare, con spiagge incantevoli e quasi irraggiungibili se non dal folto della macchia mediterranea. Il lavoro agricolo versava fino al 2011 in uno stato prossimo all’abbandono: l’incontro con questo luogo magico e con le persone che oggi gestiscono la Fondazione ha reso possibile la nostra avventura.
La Baronia è la più piccola delle nostre aziende – 8 ettari di vigneto, circondati da 20 ettari di oliveti secolari – ma com’è evidente è piena di significati, di memoria e di idee.
I vigneti sono già produttivi nel rispetto del disciplinare, ovvero con il 60% di Nero d’Avola e il 40% di Nocera, ma la nostra volontà è quella di introdurre in via sperimentale anche tre varietà reliquie: il Vitraruolo, la Lucignola e la Catanese Nera, tipiche della zona ma da tempo abbandonate.
Lasciandoci guidare come sempre dal criterio dell’avanguardia architettonica e del minimo impatto sul paesaggio, tra le vigne abbiamo costruito una “Cantina smontabile”: una struttura piccola e leggera, di ferro e pietra, pensata per essere temporanea e interamente asportabile senza danno per il territorio.
Ci auguriamo che questo progetto servirà anche a promuovere l’interesse su una zona, come Capo Milazzo, che ancora pochi conoscono ma che è impossibile non amare: dove c’erano solo sterpaglie, ora ci sono nuove vigne costeggiate dai sentieri naturalistici, che rendono nuovamente fruibile questo sito unico per posizione e valenza paesaggistica.