aprile
07
2012

L’ILLUMINAZIONE ALLA VENEZIANA DI SAMBUCA

Restauri a 120 annni dalla fondazione

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di Giuseppe Cacioppo.

Non c’è festa senza luci. La luce segna il passaggio dal buio delle tenebre alla salvezza. Nella festa della Madonna dell’Udienza di mancava una luminaria che potesse rendere meglio l’idea della festa. Festa del corpo e del cuore. Della vista e della storia. Del miracolo. Festa per eccellenza. Vi provvede Domenico Ferraro, epigono di una famiglia di stuccatori, i Messina, stanziatisi a Sambuca nei primi anni del XVII secolo.

Il Ferraro, nel 1890, prima di iniziare l’ambizioso progetto, che non ha simili in tutta Italia, si reca a Venezia illuminata con bicchieri in vetro posti all’apice di un tronco conficcato in acqua. Ferraro vi trae spunto e li mutua per la “nostra” illuminazione. Un’idea che trova consensi a Sambuca e nella comunità dei sambucesi d’America guidata sempre dal Ferraro, dove nel frattempo si è trasferito. Dagli States, uno ad uno, disegna i vari elementi. Grandi “archi” che attraversano il corso intercalati da “60 candelabri” – cosi nel manifesto del 1899 – che definiscono la “via della festa”.

Ciò che affascina della luminaria e che la fa diventare un punto del programma della festa nel manifesto del 1899 è la presenza dei bicchieri in vetro – bocce in gergo – arrivate dall’antica e premiata fabbrica di Murano dentro cui ardeva l’olio offerto dai devoti. Una “fantastica galleria” a tal proposito scrive Oreste Lo Valvo negli anni Trenta in un articolo sulla festa di Sambuca pubblicato sul quotidiano “L’Ora”.

L’avvento dell’energia elettrica, nel 1925, cambia le sorti ma non il significato della singolare luminaria. Nel 1931, il Ferraro ormai ottantenne, ma mai stanco del progetto, disegna l’Arco di Trionfo, una sorta di portale che apre la “galleria”. Si deve anche al Ferraro il disegno dei due palchi lignei – uno in stile Classico e l’altro in stile Egiziano – finanziati dai sambucesi d’America e realizzati dai fabbri lignarii Francesco Milillo il primo e Gaspare Montalbano il secondo, referente quest’ultimo a Sambuca del Ferraro. È lui che riceve i disegni dall’America, realizza e cura la luminaria compreso il pagamento degli operai ingaggiati per il montaggio. Nel 1932, l’opera del Ferraro si completa del cosiddetto “padiglione”, una struttura a quattro lati posta a metà corso, che accoglieva il fercolo della Vergine dell’Udienza prima della processione. Nel 1953, infine, a 50 anni dall’incoronazione della statua, viene posta l’illuminazione sul prospetto della chiesa che ne disegna le linee architettoniche.

Fin qui la storia che trova felice epilogo nella cronaca più recente.

La “fantastica illuminazione”, a 120 anni dalla fondazione, versa in precarie condizioni di conservazione. Così si fa avanti il restauro votato dal comitato della festa 2012 che promuove una lotteria da una parte e da un gruppo di fieri ed entusiasti volontari che si fanno carico gratuitamente del suo recupero consapevoli che l’identità della festa passa anche attraverso l’illuminazione. Per oltre quattro mesi un vero laboratorio ha permesso di riaccendere la luminaria, cifra espressiva di una comunità e sigillo di un storia di salvezza. “L’Illuminazione alla Veneziana” ha un valore simbolico che va ben oltre la luminaria stessa. Ogni fiaccola cela la luce della Fede, cosi come ogni “candelabro” che simbolicamente finisce con un flambeaux è il perenne omaggio dei sambucesi a Maria grati per aver liberato la comunità dal cholera morbus.

Ogni sera nel laboratorio sguardi e storie, volti ed esperienze, gesti e colori si sono affiancati e sovrapposti sotto lo sguardo vigile di Maria che silente ascolta e traduce ancora una volta l’offerta dei sambucesi. Una primavera della “luce” che affascina per la partecipazione corale, per la condivisione di un progetto, per l’azione costante e disinteressata dei “volontari della luce” che ha attirato a Sambuca Rai Med, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale di Sicilia e La Sicilia. Una primavera della comunità sambucese che la dice lunga sull’impegno che ciascuno è disposto a dare quando è in gioco un progetto dove il valore del gruppo supera l’interesse del singolo.

Planeta sostiene e promuove questa iniziativa.

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